“In Svizzera la situazione è sempre rimasta sotto controllo. Pur essendo tutto chiuso, potevamo continuare a uscire, mantenendo le distanze. Questo ha aiutato molto anche a mantenere alto l’umore della gente”. Beatrice Filippini, 30 anni, è un’infermiera milanese che lavora all’Ospedale universitario di Zurigo (USZ), in Svizzera. È specializzata nell’area critica intensiva dove, in questi mesi, “il carico di lavoro è cambiato, ma non ha raggiunto i livelli dell’Italia”. Quando è scoppiato il lockdown si trovava dall’altra parte del confine. E ancora adesso che le frontiere non sono riaperte del tutto (la visita nel nostro Paese è sconsigliata, ma non proibita), Beatrice resta in Svizzera.
Ama la vita all’aria aperta e in questi mesi, nel tempo libero tra un turno in ospedale e l’altro, ha messo a punto il suo primo libro: il racconto di un viaggio in solitaria in America Latina. Ma, precisa, “è prima di tutto un viaggio interiore”. Si intitola “Pedalande – In solitaria su una bici pieghevole dalla Colombia alla Terra del Fuoco” e da pochi giorni è in libreria e su Amazon. Racconta di un amore sconfinato per il viaggio nel segno della libertà. Dieci mesi di pedalate in solitaria, oltre 11mila chilometri percorsi, sei nazioni attraversate. Un’esperienza al limite. Un viaggio che ha deciso di raccontare, a scopo benefico, in un libro disponibile in formato cartaceo ed Ebook. Parte dei proventi delle vendite del libro sarà devoluta all’associazione “La Gomena odi”, per la realizzazione di una casa di accoglienza a Kiev, in Ucraina.
Il libro parla della realizzazione di un sogno, cominciato quando Beatrice aveva 27 anni, mentre lavorava a Londra e ha deciso di licenziarsi per raggiungere il Sud America e iniziare il suo lungo e faticoso tragitto. “Ero stanca dei ritmi veloci, tra studio e lavoro, e volevo prendermi una pausa per provare a riconnettermi con me stessa, con la natura e gli altri”, racconta Beatrice. È partita nel 2017, senza sponsorizzazioni, dalla punta più a nord della Colombia arrivando fino a Puerto Williams, in Cile, dove la strada più australe del mondo si interrompe. Alla ricerca “del vero sapore della vita”.
Ha pedalato lungo la cordigliera delle Ande, attraversando l’Amazzonia e i deserti di sale fino alla Patagonia e alla Terra del Fuoco. Più che la storia di un viaggio in bici, questa è la storia di un viaggio nelle vite degli altri. Senza protezioni dalla pioggia, dal vento, dal caldo, dalla paura, “per imparare a condividere e a essere felici”.
Ha scelto di viaggiare con la bici – una bicicletta rossa che l’accompagna dai tempi dell’università – per un preciso scopo: ridurre l’impatto ambientale. Un viaggio quasi a impatto zero: “Dopo il primo mese, ho cercato di evitare hotel e ostelli. Ho dormito in tenda o a casa delle persone che accettavano di ospitarmi”. Non solo. “Ho mangiato recuperando il cibo che stava per essere buttato dai supermercati o nei negozi di frutta e verdura”. Alla base c’è l’idea che “per viaggiare in modo sostenibile basta essere un po’ più attenti e vivere in modo cosciente. E così anche nella vita di tutti i giorni”. Piccoli gesti, spiega Beatrice, “che aiutano a stare meglio noi e il pianeta”.
In questa pausa forzata generata dall’emergenza del coronavirus, Beatrice ha colto l’occasione per riordinare le pagine del suo libro e per pensare. “Ho usato questo tempo di tranquillità, in cui non si potevano incontrare le persone, per continuare il viaggio dentro di me e meditare”. Il Covid-19? “Ci ha insegnato l’importanza di concentrarci sulle cose essenziali della vita”. Il prossimo viaggio? “Oggi”, sorride Beatrice. Perché non si smette mai di sognare. “Ogni giorno è un nuovo viaggio”.
Di seguito un estratto dal suo libro “Pedalande”:
ARRIVANDO VALLENAR, CILE
“Esco dal deserto con un senso di solitudine addosso e una voglia matta di dolci. Mi manca mia mamma con le sue torte, mio papà con i suoi i cioccolatini. Arrivando a Vallenar è strano attraversare il centro. Le strade sono piene di gente, per fare compere prima che tutto chiuda.
Passo in una panetteria, uscendone con una busta piena di pani per Hamburger del giorno prima. Mi tengo la voglia di dolce. La notte vorrei accampare vicino a un benzinaio, ormai sono la mia catena d’hotel 4 stelle. Si può mettere in sicurezza la tenda, fare la doccia, wifi e spesso c’è un caffè aperto tutta la notte. Mentre cerco il più vicino sulla mappa, si avvicina una signora, con lei c’è un ragazzo alto e magro, capelli lunghi. Qualche domanda: «Dove dormi stasera?». Accenno all’idea del benzinaio e perplessi insistono per invitarmi da loro. “Ma chi sono? Forse una signora che aiuta i viaggiatori?”. Fidandomi decido di seguirli, pochi minuti e siamo in casa. Il papà, quasi alto due metri, con una barba folta, mi aiuta a portare dentro la bici. Loro figlia, Aylin ha appena aperto un suo negozio di pasticceria. La cucina è un sogno, mi fa vedere una pila infinita di barattoli con praline di tutti i colori. C’è un profumo! Il ragazzo con i capelli lunghi è Riccardo, suo fratello. Bevendo un the in giardino, capiamo subito di avere tutti e tre tanto in comune. Ci ritroviamo a parlare delle scelte, di come non fermarsi alla prima fermata, per continuare a cercare, fino a trovare il proprio posto in questa vita. Riccardo, vegano da qualche mese, quella sera deve tornare a Val- paraiso. Sorridendo il papà mi dice: “E beh, tu sei la figlia che aspettavamo, puoi stare in camera sua!”. Per lui hanno organizzato una cena con Hamburger di lenticchie, patate dolci e maionese, tutto rigorosamente vegano. Manca solo il pane, si sono dimenticati di prenderlo e ormai tutti i negozi sono chiusi. «Ehi, ma io ne ho una busta piena!».
A cena scopro che alla mamma di solito non piace andare a fare la spesa, in mezzo alla confusione. Ma quel giorno ha voluto uscire. Mi ha visto ed è stata lei a voler venire a parlarmi.
È proprio sconcertante quando tutto si incastra. Che senti che sei sulla strada giusta e non hai perso la direzione. Finiamo con una fantastica torta fatta in due secondi da Aylin per me! Di notte, in questa camera piena di poster, penso a quanti fratelli abbiamo in questo mondo. Se solo riuscissimo a lasciar più spesso aperto il cuore oltre che gli occhi. Mi addormento leggera, la solitudine e la voglia di dolci sono già lontani”.