Scatti rubati con un iPhone nei quartieri di Milano, il racconto di un tempo sospeso che prende vita in una serie di immagini in bianco e nero per fissare la non realtà che stiamo vivendo e restituirla a futura memoria. Si chiama “Distantanee” ed è il progetto fotografico di Gaia Menchicchi, 41 anni, fotografa e grafica milanese specializzata in eventi, food e still life. Nella vita documenta il lavoro dietro le quinte degli chef: tra i suoi clienti ci sono Antonino Cannavacciuolo, Marco Bianchi, Peck e La Cucina Italiana. Da quando è scoppiata la pandemia, ha iniziato a girare tra le strade di Milano per catturare la bellezza di una città deserta.
“La prima foto l’ho scattata al Vigentino. Era il primo giorno di lockdown: ho subito pensato che si trattasse di un momento troppo surreale per non documentarlo”. Da quel primo scatto ne sono seguiti altri e ora ne è nato un progetto fotografico. Si chiama “Distantanee”: un gioco di parole tra “istantanee” e “distanza”, che racconta bene il periodo. “Queste immagini e queste sensazioni sono nate dalla distanza, ma sono state colte nell’attimo di questo tempo sospeso che abbiamo vissuto”.
Menchicchi ha raccolto poi gli scatti in un libro: 70 fotografie accompagnate dalle parole della scrittrice Anna Prandoni, che ripercorrono i nostri stati d’animo per capire come siamo cambiati e come si sta modificando la realtà intorno a noi.
“Ho deciso di scattare tutto con il mio iPhone, senza usare tecniche sofisticate. Volevo che fossero scatti rubati e la fotocamera avrebbe dato troppo nell’occhio”, racconta la fotografa. “Ricordo benissimo la sensazione di grande solitudine che ho provato arrivando un sabato all’ora di pranzo in piazza del Duomo. Ciò che più mi è rimasto impresso è il silenzio: non siamo abituati a non sentire la nostra città, che di solito è molto rumorosa. In quei giorni tutto sembrava sospeso”. Per le strade, ricorda Menchicchi, c’erano solo i rider.
Documentare, lasciare una memoria visiva di questo tempo difficile che abbiamo vissuto: è l’obiettivo di questo progetto fotografico. “Penso che le immagini siano importanti per non dimenticare quel momento, ma anche per descrivere il cambiamento che è avvenuto nella nostra vita, a partire dai piccoli gesti quotidiani. È un modo per vedere come siamo diventati, trasformandoci in chi non siamo mai stati”.
La scelta del bianco e nero non è casuale. “Credo che faccia percepire meglio quella sensazione di solitudine che abbiamo provato”. Ma anche lo smarrimento. “Le pochissime persone che ho incontrato nei miei giri per la città avevano lo sguardo spaesato. Ho percepito un senso di inquietudine in ogni gesto, anche in quelli più usuali, come fare la spesa”.
Il libro è in vendita presso l’edicola di piazza del Duomo, a Milano, e sul sito www.distantanee.it