Dirsi addio durante il lockdown era uno di quei gesti semplici che nessuno avrebbe pensato, un giorno, di non potere realizzare. L’anno del coronavirus, invece, ci ha fatto scontrare con l’impossibilità del quotidiano e con nuove forme di illibertà. Lasciare andare via gli affetti più cari senza la ritualità dell’ultimo saluto è stato uno di questi. Alessia Laberinto, che ci scrive questa lettera, ha perso suo nonno Ted a dicembre, poco prima di riuscire a soffiare le cento candeline. Solo ora, dopo quasi un anno, insieme alla famiglia ha potuto esaudire il suo ultimo desiderio: spargere le sue ceneri sulle pendici del monte Castelletto, in provincia di Reggio Emilia, dove lui avrebbe voluto tornare per sempre, e “liberarlo nel vento”.
Alessia, 33 anni, milanese, è un’educatrice alle scuole elementari e alle medie. In una lettera precedente ci aveva raccontato il legame con suo nonno, campione di scala 40 e per lei un grande maestro di vita. Un rapporto costruito negli anni e che in questo scritto ripercorre attraverso quei piccoli episodi di vita quotidiana che sono il carburante che rende speciale un rapporto.
“Dopo parecchi mesi, finalmente riusciamo a realizzare il tuo desiderio, caro nonno Ted!“
Castelnovo ne’ Monti – 17 ottobre 2020
“Sono le 3 del pomeriggio, il sole è coperto dalle nuvole, forse pioverà.
Un gruppo di persone a te care si ritrova sotto casa vostra (tua e della nonna) siamo pronti per incamminarci sul Monte Castelletto.
Stringiamo al petto l’anfora in porcellana e una rosa tra le mani, procediamo in fila sulla strada per poi inoltrarci nel bosco.
Arriviamo su un sentiero che si affaccia su un bellissimo panorama di collina: è il luogo giusto dove liberarti.
Poter afferrare l’urna tra le braccia in ogni momento allietava un po’ il nostro cuore e invece, ora, è arrivato il momento del distacco… In fondo non si è mai pronti a lasciare andare chi si ama davvero!
Ciao nonno Ted!“
CASTELNOVO NE’ MONTI – 17 OTTOBRE 2020
NONNO, ADESSO SARAI
“Nonno, adesso sarai terra che calpesteremo su questi sentieri,
sarai vento che fischia a gran voce e fa cadere le foglie e i frutti dagli alberi,
sarai pioggia battente che rende l’erba lucida e le lumache libere di andare,
sarai canto degli usignoli che si ode alle prime luci del mattino.
Sarai neve che cade sui prati e si scioglie al primo sole di primavera,
sarai tramonto che di sera dipinge l’orizzonte di rosso,
sarai il noce davanti a casa, carico di frutti che veglia su di noi.
Sarai pietra lungo le pareti scoscese di Bismantova, gigante unica nella vallata,
sarai stelle che, sopra di noi, scorgeremo nell’infinito blu del cielo,
sarai l’arcobaleno dopo il temporale che ci ricorda il tuo messaggio d’amore.
Quando vorremo cercarti, spalancheremo gli occhi su questa realtà“.
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Mi sono emozionata leggendo questa lettera, nella tragedia di questo periodo porta uno squarcio di serenità