“Organizziamoci con un paio di persone, spostiamoci in una casa fuori Milano. Almeno, se scatterà un nuovo lockdown, staremo tutti assieme”.
Un gruppo di trentenni e i loro problemi quotidiani, dal lavoro alla vita sentimentale. Cosa vi ricorda? A noi Friends, la sit-com che ha portato al successo planetario l’idea di una famiglia diversa da quella di origine, con al centro le mille sfumature delle relazioni fra amici, oltre a quelle sentimentali.
All’epoca, erano gli anni Novanta, a riunire un gruppo di trentenni single non era certo il timore di un nuovo lockdown, ma l’idea oggi torna in qualche modo attuale. Il perché ce lo racconta, in questa lettera, Matteo (il nome è di fantasia), trentenne milanese.
“Anche il fatalismo ha dei limiti: ho paura come tutti. Di ammalarmi, che si ammalino le persone che ho vicino, che la nuova ondata pieghi di nuovo la nostra economia, che io o i miei amici possiamo perdere il lavoro. Ma ho anche una paura più vicina, forse meno minacciosa, solo in apparenza. Ho 30 anni, sono single, ho paura di presentarmi all’appuntamento con un nuovo lockdown in solitudine.
Lo so: stare da soli non piace a nessuno. O meglio, non piace a molti. Ma anche l’orgoglio dei cuori più solitari scricchiola di fronte alle settimane che abbiamo davanti. Nell’isolamento di questa primavera il mondo si è diviso in due: chi era in compagnia, una famiglia, una fidanzata, degli amici, e chi era da solo. Per i primi è stata senz’altro meno dura che per i secondi. Lo so perché io ero in quella prima categoria, e lo so che sedersi intorno a un tavolo con qualcuno a cena, o svegliarsi nello stesso letto, è molto più rassicurante che farlo da soli, mentre fuori da casa tua le strade si svuotano e il rumore della città si sintonizza su quel surreale silenzio da pomeriggio di metà agosto. Anche se non è agosto.
Ci penso in questi giorni perché mi chiedo come sarà questa cosa che non si chiamerà lockdown ma lo sarà nei fatti. Ne parlo con amici che erano soli anche a marzo e aprile e quasi tutti mi dicono la stessa cosa: ‘È stata dura’. Un’amica alcuni giorni fa si è sbilanciata in un invito: ‘Organizziamoci con un paio di persone, spostiamoci in una casa fuori Milano. Almeno staremo tutti assieme’. Lì ho capito che forse la mia preoccupazione è più diffusa di quanto pensassi.
Credo che questo pensiero valga per la vita ‘reale’ ma abbia attraversato anche i frequentatori delle app di dating. Da Tinder in giù. Posto che non è il momento più agile per cercare incontri di una sera o poco più, a volte ho l’impressione che ci sia – oggi più che prima – il desiderio di trovare qualcuno da collocare in un nuovo spazio intermedio tra un tradizionale partner e quello che all’estero chiamano friend with benefits. In italiano suona molto meno raffinato.
È come se – limitatamente a questa lunghissima combinazione autunno-inverno che abbiamo davanti – si stesse derogando a una massima popolare scolpita nella pietra per secoli: ‘Meglio soli che male accompagnati’. Meglio soli? Davvero?
Forse non tutti sono disposti ad ammetterlo, e di certo nessuno sta cercando un coinquilino o una coinquilina last minute per alleggerire i mesi che verranno, ma è come se fossimo disposti ad abbassare i nostri tradizionali criteri di selettività nella scelta delle persone in nome di un’urgenza più forte: farci compagnia. E la compagnia ha mille declinazioni a seconda delle proprie necessità: può essere guardarsi un film insieme ogni tanto, avere qualcuno che ti chieda ‘come stai’ in maniera estemporanea, o qualcuno con cui soddisfare reciprocamente i propri desideri fisici.
Fa sorridere a pensarci: ma l’azzeramento della socialità appiattisce incredibilmente la variabile anagrafica: giovani e anziani si trovano per una volta, salute a parte, a condividere lo stesso problema: restare soli. Certo noi abbiamo più strumenti, ma il desiderio alla fine dei conti è sempre lo stesso: che qualcuno si interessi a noi. Quando tutto finirà, magari questo test emotivo tornerà utile nella scelta e nella gestione dei rapporti. Amori, amici, famiglia: sapremo dare un peso maggiore a tutte le cose che ci sono mancate. Speriamo”.
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