Durante il lockdown hanno suonato insieme, come se fossero nella stessa stanza in una qualsiasi giornata di registrazione. In realtà, si trovavano a diverse centinaia di chilometri di distanza, in alcuni casi persino in altre regioni. La tecnologia poi ha fatto il resto. Il risultato ora è un video musicale – il primo di una serie dedicata – sulle note dell’Aria sulla quarta corda di Bach. A suonare, in differita, nei mesi più bui dell’emergenza sanitaria, sono stati i giovani musicisti dell’associazione culturale “Fine Strings”, nata durante la pandemia da coronavirus con un obiettivo: lanciare un messaggio di speranza al mondo della musica internazionale.
Ora l’associazione, fondata a Milano dalla violinista Federica Severini, 24 anni, è diventata un polo di attrazione per giovani talenti da tutto il mondo con l’obiettivo di creare eventi, concerti, sia cameristici che solistici, registrazioni e masterclass, anche per i più piccoli, e dare spazio ai giovani e all’arte contemporanea. “Vogliamo portare l’entusiasmo che nutriamo per la musica a quante più persone possibili”. E fare rete. “Per un musicista è estremamente importante confrontarsi e condividere idee, progetti e suonare insieme”, spiega Severini, che ha iniziato a dedicarsi allo studio del violino all’età di sei anni e da allora non ha più smesso. Dopo il diploma, con lode e menzione, all’antico Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli – lo stesso dove ha studiato Riccardo Muti – si è perfezionata all’Accademia nazionale di Santa Cecilia a Roma per concludere il percorso di formazione a Lugano sotto la direzione del maestro Klaidi Sahatci. A gennaio, poco prima dello scoppio della pandemia.
La situazione dei giovani musicisti in Italia, spiega Severini, è complessa. “La chiusura forzata causata dalla pandemia ha provocato un brusco arresto del settore. Molti teatri sono stati costretti a dimezzare il pubblico e di conseguenza anche il numero di musicisti coinvolti negli spettacoli. Tutto questo ha generato una crisi profonda, che ha toccato soprattutto i giovani freelance o i cosiddetti ‘aggiunti orchestrali’, ovvero coloro che collaborano con contratti a tempo determinato nelle orchestre liriche e sinfoniche”. Il 2020 si ricorderà come l’anno dei concerti cancellati e degli eventi annullati che, “per molti giovani come me costituiscono un’importante fonte di reddito”.
Il lockdown, osserva, ha reso evidente la necessità di un ampliamento dell’uso della tecnologia anche in ambito musicale. Ma, ha mostrato anche i suoi limiti. “La tecnologia consente un approccio più immediato nell’insegnamento dello strumento. Ma sono anche molte le lacune di questo sistema, in primo luogo quelle acustiche perché il suono degli strumenti risulta essere ‘inscatolato’ e poco realistico. E poi manca il contatto diretto con gli studenti. Mentre per quanto riguarda le performance online, nulla potrà mai sostituire un concerto dal vivo”.
In compenso, il lockdown è stata anche l’occasione per “avere più tempo, studiare e approfondire il repertorio”. Ma non solo. Severini non si è persa d’animo e in quei mesi ha fondato l’associazione, che oggi raccoglie già una quarantina di soci anche internazionali. “Da sempre credo nella forza dell’aggregazione e della cooperazione tra le persone. Con questo spirto è nata l’associazione. L’idea è quella di dare vita a una rete che possa incoraggiare i miei giovani colleghi e soprattutto creare una realtà dinamica al passo con i tempi. Certo, questo non è un momento roseo per la musica dal vivo, ma attendiamo tempi migliori per poter far sentire la nostra voce”. Intanto, insieme alla messa a punto dello statuto dell’associazione, Severini è già al lavoro sui progetti. Il primo è dedicato alla musica da film: “Stiamo preparando un progetto discografico sulle colonne sonore di Ennio Morricone e Nino Rota: gli arrangiamenti sono a cura di Cosimo Abbate e Andrea Cotti, due giovani e promettenti compositori dell’associazione”.
Severini lancia un appello: “Siamo una realtà aperta a chiunque voglia dare un contributo nella filiera musicale”. Non solo archi, dunque. “L’associazione coinvolge diverse categorie di strumentisti: fiati, chitarra, mandolino, ma anche cantanti e musicologi. L’ottica internazionale offre interessanti possibilità di crescita per tutti i musicisti perché, come sappiamo, il confronto con le diverse culture amplia gli orizzonti”. Uno degli obiettivi a lungo termine è anche quello di creare un ensemble di musica contemporanea.
La parola d’ordine, dunque, ancora una volta, è reinventarsi. Ma come? “In questo momento credo molto nella forza della musica da camera, ovvero nella forza dei piccoli gruppi di musicisti: questo aiuta anche a evitare il problema degli assembramenti sul palcoscenico”. In attesa di un futuro libero dal coronavirus. “Intanto possiamo sfruttare questo momento per realizzare delle incisioni discografiche e per preparare nuovi progetti. Sono una persona positiva quindi mi piace pensare che a una grande crisi possa seguire un miglioramento esponenziale. Spero che questo momento buio possa essere l’occasione per riprendere più forti e motivati di prima e magari riscoprire anche nuove forme di fruizione della musica”.