L’arte non si è piegata neanche al lockdown, anzi ne ha tratto forza e motivo d’ispirazione. In queste pagine vi abbiamo parlato delle iniziative di artisti, tatuatori e street artist nei giorni più bui di questa pandemia. Oggi vogliamo raccontarvi un’altra storia e il protagonista è lo scultore russo Jurij Tilman che anche nelle setole dei furgoni per la sanetizzazione delle strade è riuscito a trovare materiale e poesia per costruire opere d’arte.
Tilman – nato a Vladivostok, città dove termina la Transiberiana, 74 anni fa e milanese d’adozione dal 1984 – utilizza materiale da riciclo per costruire le sue opere. Come ferro arrugginito, monete, pezzi di vetro levigato, bastoncini. Oggetti spesso abbandonati sulle spiagge e “prelavorati” dal mare. E con questi ci costruisce sculture, molte delle quali ispirate alle icone ortodosse, simboli che l’artista, con un passato da restauratore al museo del Cremlino, conosce molto bene.
Ma non è solo il mare il suo fornitore di materiale. Dal Trentino alla Val Camonica, passando per Milano, è sempre stato bravo a trovare la materia prima per le sue opere. “Un’abitudine da archeologo”, dice. Perché proprio quella è la sua formazione. Tilman ha studiato a Mosca, prima all’Accademia delle Belle Arti (Istituto Stroganov) e poi all’Università Lomonosov, alla facoltà di Storia, specializzandosi in archeologia.
E la sua “abitudine da archeologo” non si è affievolita neanche in questi mesi. Uscendo a fare la spesa, ha trovato un materiale molto particolare: le setole metalliche dei furgoncini Amsa, l’azienda milanese che si occupa della pulizia delle strade. Macchine che durante la quarantena generavano uno dei pochi rumori, che ogni giorno rompevano il silenzio nelle vie deserte di Milano. “Ho sempre visto sui marciapiedi, un po’ ovunque, dei pezzi d’acciaio, lunghi e flessibili”, racconta. Non capiva da dove arrivassero fino a quando non è passato un furgoncino per la pulizia delle strade e ne ha lasciato indietro qualcuno. “Le setole quando puliscono le strade resistono, ma si rompono quando le spazzole colpiscono il marciapiede”, ha notato. Li ha portati a casa e li ha messi a bagno nel disinfettante. “Visto la situazione sanitaria, per stare sicuro, li ho lasciati a bagno per tre giorni”, assicura. “Sono d’acciaio temprato, ma non del tutto, per questo si piegano”. E la loro flessibilità li rende un materiale particolarmente interessante.
Ma tutti i suoi attrezzi sono rimasti nel suo studio, lontano da dove abita lo scultore. Che però non si è arreso. “I ferramenta era aperti: ho comprato le pinze e qualche altro oggetto e mi sono costruito lo studio in casa. Ho messo tutto nella stanza di mio figlio Aleksej, che è all’estero per lavoro. Ora è un po’ un macello, ma tanto lui non c’è”, scherza. E nel suo laboratorio domestico si è messo all’opera e con “pazienza certosina ho piegato e dato forma ai pezzi di metallo”.
E così ha creato Cesare, Cleopatra e l’imperatore Augusto con la corazza. “Sono ironici”, puntualizza. Come mai questo soggetto? “In studio stavo lavorando da quasi un anno a una serie ispirata all’antica Roma, con teatrino, macchine da guerra e busti. Così ho deciso di lavorare allo stesso tema anche da casa”.
Da febbraio a giugno, ogni volta che è uscito per fare la spesa ne ha approfittato per fare rifornimento di setole d’acciaio, cercandole lungo il percorso. E con i pezzi lasciati indietro dalle macchine per la sanetizzazione delle strade e pochi attrezzi, ha creato la sua arte ai tempi del coronavirus.
Molto, molto interessante.
Grandissima creatività