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Lo tsunami del coronavirus colpisce Airbnb. Quest’anno le vacanze saranno come nel dopoguerra

Gli host l’hanno chiamata “l’apocalisse di Airbnb”. Da oltre due mesi nessuno viaggia: il mondo è fermo a causa della pandemia e delle restrizioni imposte dai paesi per contenere la diffusione. Sono saltate migliaia di vacanze, dai weekend alle lune di miele, e  la popolare piattaforma per gli affitti a breve termine ha visto crollare le prenotazioni. E, insieme, il suo giro d’affari. “Le previsioni per quest’anno dicono che i guadagni saranno meno della metà di quelli del 2019”, ha detto Brian Chesky, amministratore delegato e co-fondatore di Airbnb, annunciando il licenziamento di 1.900 dipendenti in vari paesi del mondo, più del 25 per cento del totale.

Per l’Italia, la situazione, sul piano dei mancati guadagni, si prospetta ancora più critica: degli 11 milioni di visitatori che hanno prenotato su Airbnb nel 2019, il 78 percento è straniero. E, con il blocco dei voli, i 200 mila host del nostro Paese dovranno fare affidamento sul turismo interno, che però non sembra un abitué della piattaforma quando si tratta di prenotare dentro i confini nazionali. 

© Silvia Lisanti

Il siluro del coronavirus ha affondato la sharing economy?

Airbnb – la start up nata nel 2008 quando i fondatori misero un materasso in salotto per affittare una stanza del loro appartamento di San Francisco – ha stravolto il mondo del turismo e dell’ospitalità, mettendo in crisi il modello di business di molti hotel ed è diventata un’importante fonte di reddito per migliaia di italiani che si sono inventati la professione di “host”, affittando stanze o interi appartamenti. 

Se è certo che, prima o poi, si tornerà alla normalità, gli host italiani si chiedono quanto devono ancora resistere in questa situazione. Gli analisti non hanno una risposta certa, ma le previsioni dicono che, prima dell’estate 2021, non riavremo il mondo del turismo come lo conoscevamo. Intanto si fanno i conti con il presente. Perché ad affondare non sono solo i proprietari che hanno scelto di mettere in affitto stanze e appartamenti privati su Airbnb, ma l’intero sistema della sharing economy. 

Se fino a qualche mese fa era sulla cresta dell’onda e rappresentava il nuovo modello a cui le aziende del futuro avrebbero dovuto guardare, la crisi economica causata dal Covid-19 ne ha messo a nudo tutta la sua fragilità. La pandemia ha scoperto il suo tallone d’Achille. A pagare il prezzo ora più alto sono tutte quelle aziende che offrono servizi basati sulla condivisione di un luogo (una casa, ma anche un ufficio) o di un mezzo di trasporto. Tra questi, il gigante degli affitti brevi, che ha creato uno dei modelli di business più invidiati della Silicon Valley, uno dei pochi a pubblicare regolarmente trimestrali in attivo, ma che, alla prima crisi, mostra segni di cedimento. “Mi sono sentito come il capitano di una nave colpita di lato da un siluro”, ha detto il chief executive di Airbnb, Brian Chesky, riferendosi alla crisi globale conseguente all’epidemia da coronavirus e annunciando i licenziamenti. 

“Mi domando se questi modelli di business siano coerenti con i fondamenti del fare impresa”, si chiede il professore Alessandro Capocchi, ordinario di Economia aziendale all’Università Bicocca di Milano. “L’azienda è un organismo pensato per durare nel tempo e sopravvivere a chi l’ha fondato”. Il Covid-19, osserva l’esperto, non durerà all’infinito e i turisti torneranno, perché il patrimonio culturale “non è delocalizzabile”. Che lezione abbiamo imparato, quindi, da questa crisi provocata dal coronavirus? “Abbiamo capito che il nostro sistema sociale ed economico è vulnerabile. Nella sharing economy sembra tutto molto facile, anche a livello di investimenti. Ma essendo meno tangibile rispetto alla economia più tradizionale, si rivela ancora più fragile”.

Tanto che Airbnb, “alla prima turbolenza di mercato, è costretta a licenziare così tante persone. È possibile che in questi anni, queste aziende non abbiano creato una ricchezza tale da poter affrontare una turbolenza del mercato?”. Capocchi ricorda che la storia italiana è diversa, fatta da persone che hanno costruito imperi che si sono consolidati negli anni, come Luxottica, Esselunga, Ferrero, Armani, Olivetti, Ferrari. “Sono abituato a vedere imprenditori che lottano, che resistono, che si barricano all’interno della fabbrica per salvare i loro dipendenti. Dove sono finiti i valori dell’aziendalità?”. 

Valori che, per l’economista, vanno riscoperti. Perché “la principale leva di competizione tra un’azienda e l’altra è il capitale umano: se sai attrarre ragazzi talentuosi e manager capaci, vinci sul mercato. Se attrai capitale umano scadente, perdi”. Nell’era della digitalizzazione, dei big data e degli algoritmi, “il capitale umano è l’unica cosa che differenzia un’azienda da un’altra. Lo dobbiamo valorizzare”.

Si augura che la tragedia che ha causato il coronavirus “aiuti a ripensare a modelli più rispettosi dei valori importanti”. Perché l’abilità di un imprenditore è “trasformare la minaccia in opportunità: l’uomo lotta e cerca soluzioni”. E con “lo tsunami provocato dal coronavirus abbiamo riscoperto l’economia di prossimità e l‘economia circolare. Questo mi porta a pensare che quello che verrà dopo la pandemia sarà diverso. In una parola: migliore”.

Vacanze come nel dopoguerra

E sull’economia di prossimità guarda anche Airbnb Italia, che registra un trend in crescita nelle ricerche online di alloggi per l’estate. “Qualcosa si muove”, conferma il country manager Giacomo Trovato. “Pur in assenza di una data, gli italiani iniziano a sognare e qualcuno ha anche prenotato”.  Ma cosa cercano? “Soluzioni entro i 50 chilometri, anche nella stessa regione. E immerse nella natura. I milanesi, ad esempio, puntano alle case sul lago”, scegliendo tra le più di 30 mila con accesso diretto al lago e o al mare disponibili sulla piattaforma. Tra le più cercate, ci sono anche le ville indipendenti con giardino. E con la piscina, che ha superato qualsiasi altro desiderio nella classifica dei servizi più richiesti. 

Qual è, dunque, la vacanza dei sogni degli italiani nel 2020? “La casa vacanza isolata, con spazi dove trascorrere tempo in serenità con la famiglia. Possibilmente con cucina, giardino e piscina. Un contesto di relax, pur mantenendo il più possibile il distanziamento sociale”, osserva Trovato, che fa anche una previsione. Aumenteranno le ricerche per gli affitti lunghi, oltre i 30 giorni. “Una tendenza già in crescita negli ultimi anni. L’80 per cento degli host accetta già soggiorni superiori al mese e il 50 per cento degli annunci prevede una tariffa scontata sul lungo periodo”. Per il 2020, queste agevolazioni diventeranno un elemento strategico: “Stiamo lavorando con i proprietari degli alloggi per incoraggiare sconti e incentivare soggiorni lunghi, anche più di un mese. Perché abbiamo notato che le persone quest’estate stanno cercando di combinare la vacanza con la possibilità di smart working”. E così, il concetto di casa è sempre più centrale in questa situazione: non solo per le ferie, ma anche per il lavoro. In linea con l’idea stessa su cui si fonda Airbnb: “Sentirsi a casa, ovunque”.

E gli host “hanno il ruolo di accompagnare i turisti sul territorio dove vengono ospitati e farli sentire a casa”. Per supportarli in questo momento difficile, Airbnb ha creato due fondi per loro. Il primo, di 250 milioni di dollari, vuole dare una mano a quelli che hanno subito tante cancellazioni: gli verrà rimborsato un importo pari al 25 per cento di quanto avrebbero ricevuto nel caso di una normale cancellazione. Il secondo, di 10 milioni di dollari, è dedicato ai superhost (host esperti che offrono soggiorni eccellenti).

Intanto, però, i proprietari di casa non vedono una via d’uscita dalla crisi e non sanno come affrontare questa situazione incerta. E restano i dubbi sulle direttive per la sanificazione e la sicurezza. Ma il country manager fa sapere che a breve Airbnb pubblicherà delle linee guida e ci saranno corsi di formazione per gli host, che otterranno così delle certificazioni.

E se i proprietari di casa che abbiamo sentito prevedono un aumento degli affitti, dovuto ai costi extra di sanificazione, Trovato rassicura i viaggiatori: “Sulle prenotazioni lunghe, incideranno poco”. Anzi, “con lo sconto per gli affitti di più settimane, il soggiorno finirà per costare meno del solito”. 

Anche se il 57 per cento degli italiani, quest’estate, non andrà in vacanza (secondo una ricerca di Confturimo-Confcommercio, in collaborazione con Swg). Mentre il comportamento di chi lo farà sarà senz’altro diverso. Il nostro turismo tornerà quello degli albori, un fenomeno prevalentemente domestico, come nel dopoguerra. “Saranno le vacanze di una volta, nel nostro Paese e con le nostre famiglie. Si respira l’aria di un ritorno al passato, e questo ha anche un certo fascino. Riscopriremo le bellezze del nostro paese”, immagina Trovato. 

Bolle, case sugli alberi, caverne. Parole d’ordine: reinvernarsi e diversificare

Se gran parte degli host soffriranno, c’è una fetta di mercato che, invece, salirà alla ribalta. Dalle case sugli alberi alle bubble room, per alcuni tipi di alloggio si prospetta un’estate senza crisi. A partire dalle ville con piscina, come quella di Angelica D’Urso, 35 anni, che ha riconvertito la seconda casa nelle campagne vicino a Positano. Guarda con ottimismo ad agosto, “quando potrò accogliere qualche famiglia italiana che, approfittando delle ferie estive, potrà scegliere la nostra struttura perché isolata e protetta, ma comunque dotata di tutti i comfort: piscina, bar e persino un forno per le pizze, il tutto circondato da giardini e alberi che garantiscono la giusta privacy”. 

Non mancano poi le soluzioni innovative. Ne sono un esempio le bubble room disegnate da Chiara Rizzi, 41 anni, interior designer della Basilicata. Stanze-bolle trasparenti immerse nella natura che offrono un’esperienza di glamping: come essere in campeggio, ma senza rinunciare ai comfort degli hotel. “L’isolamento della nostra struttura era una caratteristica apprezzata anche prima della pandemia. Ora stiamo ricevendo diversi contatti che speriamo si trasformino in prenotazioni non appena si saprà quando potremo riavviare l’attività”, racconta Rizzi. 

E poi ci sono fienili riconvertiti, barche, grotte e caverne. E ancora iurte, igloo e, come si legge su alcuni annunci di Airbnb, “strutture fiabesche” in legno, immerse nelle pinete delle Alpi al confine con la Francia.

Gli altri host, con case più tradizionali, stanno, invece, reinventandosi per diversificare l’offerta. Da case vacanze a location per corsi ed eventi per quando si potrà riaprire. Giovanna Giuliani, 43 anni, nella sua villa di Polignano a Mare con affaccio sulla spiaggia, per esempio, sta valutando di ospitare “piccoli eventi come corsi di cucina, di yoga o di sub. E poi ci sono arrivate richieste per usare la villa come set cinematografico o per shooting di moda”. 

O Roberta D’onofrio, 44 anni, superhost di Roma, che si è trovata gli appartamenti sfitti all’inizio del lockdown e, a casa con i figli, “continuavo a leggere sulle chat di classe gli sfoghi di molti genitori, che si lamentavano che in smart working si lavora più di prima e con l’estenuante fatica di far convivere nello stesso luogo lavoro e famiglia”. E così, con la Fase Due, ha avuto l’idea di creare un nuovo servizio: bnbworkingspaces.it, in cui proporre case vacanze da utilizzare come luoghi in cui fare smart working in modo continuativo.

Reinventarsi e diversificare è anche la lezione che hanno imparato ai piani alti di Airbnb. Il country manager Trovato, che è in contatto con il governo e si augura che questa situazione passi presto, spiega che “bisogna avere una strategia che aiuti a diversificare il più possibile il business. Questo è l’insegnamento che traiamo da questo momento straordinario”. Per questo, “punteremo su soggiorni a lungo termine non turistici, per studenti e lavoratori. Un modo per diversificare il rischio anche in un’ottica di ripartenza”. 

Questo è un estratto di un ampio articolo di approfondimento dalla nostra Elisabetta Invernizzi su Huffington Post (cliccare qui per leggerlo).

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