Le immagini di Chiara Ferragni e Fedez volontari per un giorno a Milano hanno fatto il giro del mondo. Tuta arancione, mascherina e bicicletta hanno distribuito sacchi di frutta e verdura alle famiglie più bisognose insieme alla rete solidale di Milano Aiuta.
Ma dove sono stati? Da City Life, il nuovo quartiere di lusso fatto di grattacieli e attici che ha cambiato lo skyline della città, dove vive la coppia, i Ferragnez si sono spostati in periferia.
A Calvairate, “Calvairaa” in dialetto milanese. Un quartiere multietnico della periferia sud-est di Milano che ospita storicamente la più alta concentrazione di persone con disagio psichico. E ha dato i natali a scrittori e rapper. Un quartiere dove convivono disagio e povertà, ma dove, per effetto della gentrificazione, gli affitti delle case continuano a salire. Pochi i locali e ancora meno quelli di tendenza, ma aumentano i negozi di frutta e verdura a basso costo. E negli ultimi anni la zona ha registrato anche segni di vivacità culturale e sociale, a partire dalla social street, “La Loggia di Calvairate”, una delle reti di abitanti di quartiere più attive e interessanti della città, che in questi mesi ha anche lanciato la sua radio, “Calva Radio”.
Tra i caseggiati di Calvairate è cresciuto il rapper Manuele Martorana, in arte Rkomi, che spesso sceglie le strade del quartiere come sfondo per i suoi video musicali. E sempre qui, in un alloggio popolare, ha vissuto la sua adolescenza lo scrittore Giuseppe Genna, che in questi luoghi ha ambientato anche alcuni dei suoi romanzi più importanti. E poi il cantante Povia e il tronista Costantino Vitagliano, entrambi coetanei di Genna.
Calvairate, in origine, era un piccolo borgo, formato da cascine e una chiesa. Prende il nome da “Mons Calvarius”, Monte Calvario. Perché qui alcuni crociati di ritorno dalla Terra Santa avevano costruito una cappella dedicata a Santa Maria Nascente. Fino a quando il borgo agricolo fu annesso alla città e iniziò a popolarsi e la chiesa venne abbattuta.
Come per il resto della zona sud di Milano, lo sviluppo di Calvairate è stato lento e con una commistione di stili differenti e moderni. Nato come quartiere popolare all’inizio degli anni Trenta, a ridosso di quella che una volta era la cintura delle fabbriche che occupava la parte orientale della città, oggi della sua anima proletaria non c’è più alcuna traccia. Si trascina però l’eredità di un disagio profondo fatto di povertà, solitudine e degrado.
Calvairate è uno dei più grandi insediamenti di case popolari di Milano, considerata periferia a basso profilo e alto disagio. A soli venti minuti a piedi da piazza Duomo, è la zona di Milano con la più alta concentrazione di persone con sofferenza psichica, tanto da essersi guadagnata, nel tempo, la fama di “quartiere dei matti”. Il disagio mentale qui rappresenta un’emergenza per lo stato di solitudine e povertà in cui spesso vivono i suoi abitanti. In molti casi in alloggi fatiscenti. Accanto ai parchi e ai grandi spazi dismessi vive nell’ombra un esercito di persone sole che, a partire dagli anni Ottanta, furono dimesse dai manicomi dopo l’applicazione della legge Basaglia. E spesso dimenticate. Tuttora versano in uno stato di sofferenza e di isolamento. Tanto che proprio qui, c’è un centro psico sociale ed esistono progetti che puntano a reinserire queste persone nella vita attiva della città.
Ma il disagio psichico non è l’unico problema che affligge questo quartiere. Uno dei mali storici è la gestione degli alloggi popolari, che sono tremila solo nel chilometro tra i piazzali Martini e Cuoco. Basta uno sguardo alle facciate, scrostate e in perenne attesa di ristrutturazione, per capire lo stato di abbandono in cui versano questi edifici, spesso nell’indifferenza degli enti pubblici responsabili. E all’interno, tra malfunzionamento e fatiscenza, è anche peggio.
Un destino comune anche di alcuni gioielli architettonici della zona. Come il vecchio Macello, che risale agli anni Venti, e le palazzine Liberty – un tempo uffici, portineria e residenza della città annonaria – , oggi in gran parte dismesse e in stato di abbandono: un’immensa area di circa 150mila metri quadri, ancora in attesa di un piano di rigenerazione. Intanto, da qualche anno, una delle palazzine è occupata dal collettivo artistico Macao.
E qualche centinaio di metri più in là si trova l’Ortomercato – il più grande d’Italia – dove i Ferragnez si sono presentati a preparare sacchetti di frutta e verdura da destinare alle famiglie bisognose. Nella stessa via c’è anche la sala prove dove Le Vibrazioni passavano intere giornate a suonare negli anni Novanta.
Di tutta questa vita e delle architetture di pregio – tra cui il palazzo del “transatlantico”, opera dell’architetto Gio Ponti – ne sono pieni i libri dello scrittore Giuseppe Genna.
Una zona piena di storie che si legano, come ricorda spesso Genna, alla criminalità organizzata. Storie di vendette e giochi di mafia. Un quartiere anche legato alla Resistenza, come testimoniano le tante targhe in ricordo dei partigiani. E alla lotta, quella degli anni in Settanta, tra rossi e neri. E poi quella di Franca Caffa, storica voce del Comitato Molise-Calvairate, di cui parlò anche Giorgio Bocca, che si batte da decenni per migliorare la condizione dei caseggiati e prendersi cura degli abitanti.
Un quartiere dai molti volti e da una storia lunga. Per dirlo come Genna, “un crocevia di leggende viventi e un serbatoio di storie inesauribile”.
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