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Coronavirus, i volontari di Milano e la solidarietà: “Non chiamateci angeli, in una comunità ognuno è responsabile di tutti”

“Il telefono continua a squillare”. Servono aiuti e volontari sul territorio per distribuire pacchi alimentari e generi di prima necessità a chi ne ha bisogno. Mentre il governo studia un possibile anticipo della fase due, per far ripartire alcune attività dalla prossima settimana, la Milano solidale non si ferma.

Le richieste di aiuto sono in aumento e la macchina della solidarietà lancia un appello. Un dovere etico a non lasciare nessuno indietro. Per placare le conseguenze della quarantena sui più deboli, per scacciare l’incubo dell’isolamento su chi sta ai margini.

In prima linea ci sono ragazzi e ragazze dei centri sociali, dei movimenti, dell’attivismo, ma anche persone che si sono avvicinate soltanto per la missione comune. Volontari formati e qualificati che ogni giorno si spostano per le strade vuote della città per raggiungere chi è solo, chi non ce la fa. Portano la spesa a chi ne ha bisogno e pasti caldi gratis per gli homeless. “Nell’ultima settimana abbiamo ricevuto molte donazioni e il telefono del centralino continua a suonare”, dicono i volontari di AiutArci a Milano – progetto promosso da Arci Milano, che unisce associazioni, sindacati e aziende e realtà sociali all’interno della piattaforma Milano Aiuta, in coordinamento con il Comune – , che anche a Pasqua hanno consegnato cibo e aiuti ai bisognosi. Il centralino è attivo sette giorni su sette, dalle ore 9 alle 19 (questi i numeri: 02 82396 260 o 02 82396 262).

“Crediamo che la solidarietà sia fondamentale per una comunità, soprattutto in un momento di emergenza come questo. Perché nessuno sia sopraffatto. E perché, in una comunità, ciascuno è responsabilità di tutti. Spesso ci sentiamo chiamare angeli, ma non è così che ci sentiamo: non è un questione di bontà, ma di giustizia”.

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