Puntini. Milioni di puntini battuti a matita e sfumati con le dita. Su un lenzuolo di carta – lungo 97 metri e alto 4 – prende vita una Divina Commedia in bianco e nero, fatta di sole immagini. La più grande che sia mai stata realizzata.
Virgilio e Dante, l’amore impossibile tra Paolo e Francesca, Caronte che traghetta le anime dannate, e poi, un po’ più in là, superata la linea dei cinquanta metri, ecco l’Eden, il paradiso terrestre, con Beatrice avvolta in una nuvola di fiori.
Scene e personaggi delle tre cantiche si animano su un unico rotolo di carta – lungo quanto un campo da calcio – in un’opera che è pronta a entrare nel Guinness dei primati.
La mano è di Enrico Mazzone, 37 anni, artista torinese trapiantato a Rauma, in Finlandia, piccola cittadina universitaria affacciata sul mar Baltico. Da tre anni, chiuso nella sua casetta in legno immersa nella foresta, sta lavorando alla raffigurazione del poema dantesco.
Tutto è iniziato nel 2016, quando una cartiera di Rauma regala a Mazzone un rotolo di celluloide del peso di duecento chili, uno scarto di produzione. “Il primo approccio con il foglio mi ha colto impreparato”, ricorda l’artista, che di fronte a quella imponente parete di carta non sapeva cosa fare. La folgorazione è arrivata in una fredda notte invernale, durante una corsa solitaria nella foresta. “Lo scenario era quello del tredicesimo canto”, con le anime dei miserabili trasformate in tronchi. “D’un tratto mi sono chiesto: cosa potrebbero raccontare questi alberi, se solo potessero parlare?”.
In quel momento, ricorda, “mi sono sentito come Dante: in esilio, lontano dalla mia terra”. E così ha preso in mano una vecchia edizione della Divina Commedia e ha iniziato a disegnare.
Prima in un’aula di liceo, poi in un fermo deposito autostradale e ora si è spostato in una casetta di legno concessa dal Comune di Rauma: una sola stanza di venti metri quadri senza riscaldamento. Lavora fino a dieci ore al giorno sdraiato sull’enorme foglio adagiato sul pavimento, con la sola luce delle lampade al neon. In solitudine. L’unica compagnia è quella delle sue matite e il ticchettio della punta sul foglio da cui prendono vita, giorno dopo giorno, i personaggi danteschi.
Dante, Virgilio, Beatrice. Ma anche creature leggendarie, boschi e fiumi in un suggestivo scenario scandinavo. Emerge, tratto dopo tratto, quella che in Finlandia già chiamano la “Sistina di Rauma”.
Il sogno è di esporre l’opera a Ravenna in occasione delle celebrazioni dei 700 anni della morte di Dante Alighieri, avvenuta nella città romagnola nel 1321. Lì, Mazzone illustrerà gli ultimi canti del Paradiso.
Intanto, nella sua casetta in legno, continua a disegnare. “Mi mancano gli ultimi trenta metri”. E ad aprile l’opera arriverà in Italia. “In questo momento, a suo modo infernale, non posso fare altro che illustrare il mio paradiso: l’Italia. Paese che porta nel suo Dna la bellezza”.
E lui che, per scelta, si chiude in casa per giorni con le sue matite e la Divina Commedia, senza vedere nessuno, ha ben presente che cosa significhi l’isolamento domestico. Così, agli italiani, che soffrono la “prigionia” di queste settimane, consiglia: “Aprite le finestre della memoria. Guardarsi indietro, al proprio passato recente dona una spinta verso il futuro e un moto di speranza”. E così, “anche nell’ora più buia, a fine giornata, troverete sempre la gioia di continuare, di andare avanti con forza”. E promette che, un giorno, quando tutto sarà finito, “sapremo trarre qualcosa di buono anche da questo periodo” di lockdown.
Parte di questa storia è stata pubblicata anche su Huffington Post
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