Il primo giorno del decreto con le nuove misure di contenimento dell’emergenza coronavirus è un limbo. Milano, la Lombardia e altre 14 province italiane diventano “zona arancione”. Ma quello che si può o che non si può fare è ancora poco chiaro.
E così la gente non rinuncia alla domenica di sole per fare una passeggiata al parco. Ancora non si capisce, tra la fuga di notizie della notte e l’esodo di chi scappa dalla città, che questo, in realtà, è un caldo invito a stare a casa.
Ma loro non ci sentono.
Eccoli lì, gli anziani del parco Formentano, in largo Marinai d’Italia. Tutti accalcati sul campo da bocce e sui tavolini da picnic con un mazzo di carte in mano, mentre alla radio il notiziario ordina di stare almeno a un metro di distanza dagli altri. “Ridurre la socialità” è l’accorato invito del sindaco, Beppe Sala. Eppure proprio loro, i pensionati – la parte della popolazione più a rischio – non vogliono rinunciare allo svago.
E un po’ li capiamo. Siamo tornate da pochi giorni da un lungo viaggio in Messico, che ci ha tenute lontane dall’Italia per un mese. Abbiamo voglia di rivedere la nostra città e i nostri amici, dopo tanto tempo fuori. E così decidiamo di concederci un’ultima passeggiata, a distanza di sicurezza da chiunque ci capiti a tiro.
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Il 12, il nostro tram ci porta in centro. Arriviamo in piazza Duomo dove un gruppo di ragazzi sorseggia lo spritz ai tavoli del “Camparino” poco prima della chiusura, ormai segnata alle ore 18. Tutti gli altri bar e i ristoranti in Galleria Vittorio Emanuele sono deserti. Il celebre toro sopra a cui ogni giorno, prima dell’epidemia, facevano giravolte a fiotti migliaia di turisti, è abbandonato a se stesso. “Un sogno”, dirà fra sé e sé. Per la prima volta è solo.
Soli sono anche i camerieri, con cui restiamo lì per un attimo a guardare i pochi, pochissimi passanti. Sistemano tovaglie, tavoli e bicchieri. E ogni minimo rumore risuona nella Galleria. “I clienti, in questi giorni, si contano sulle dita di una mano”, ci dicono. La preoccupazione è palpabile. Questa settimana, raccontano, “è arrivato anche Carlo Cracco a convincere i passanti a entrare nel suo ristorante”. Qualcuno, invece, si è già arreso e ha preso la decisione di chiudere: “Non ne vale la pena”. Troppi i costi e poche le entrate. E poi ci sono i dipendenti, il personale “da proteggere”.
Così, al posto del muro umano che di solito scoraggia i milanesi ad attraversare la Galleria – più propensi a fare il giro largo verso la Rinascente, che a fare lo slalom tra la bolgia – si fa spazio il vuoto. I colori del pavimento con i suoi preziosi mosaici, la cupola in vetro e gli antichi palazzi svettano nella loro solitaria bellezza. Il “salotto” di Milano è rimasto vuoto.
L’unico elemento umano che spicca è un gruppo di religiosi che intona canti liturgici: tutti vicini vicini – neanche a dirlo – al centro della Galleria. Li osserviamo con curiosità e un po’ stupite, senza capire realmente che cosa stiano facendo.
È l’ora dell’aperitivo. Ci spostiamo sul Naviglio grande. Anche qui, poca gente in giro. Sempre meno. A mano a mano che si avvicinano le 18, tutte le saracinesche si abbassano. Eppure, ancora si respira aria di festa. Di “un’ultima birra e poi andiamo”. Di baci tra ragazzi seduti sul parapetto del Naviglio. In pochi indossano le mascherine, sono solo in faccia ai supereroi.
Quello che vi abbiamo raccontato è stato il nostro ultimo giorno in giro per la città. Da quel momento il “restate a casa” è diventato parte delle nostre vite. Da quel momento si sono chiuse le porte e siamo entrate nella prigione del Covid-19. Noi come voi: ci hanno messi tutti dentro. Un destino comune: dopo la Lombardia e qualche altra provincia, anche il resto d’Italia è stato blindato.
Da questo momento in poi non smetteremo mai di chiedervi di fare una cosa sola per il bene di tutti: restare a casa. E rispettare le regole, anche se, in questi giorni più che mai, ci stanno strette.
E se vi annoiate, se vi sentite soli o pensate che state solo perdendo tempo, scriveteci: aiutateci a rendere più bello questo spazio. Restiamo uniti. Condividete con noi le vostre storie o qualsiasi idea vi frulla per la testa.
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La prima cosa che farò quando potremo finalmente uscire dal confine casalingo sarà osservare le persone avvicinarsi senza più alcun timore. Gustarsi l'idea che se anche mi passassero a pochi cm di distanza, non accadrebbe nulla . Ricordo la mia ultima uscita, durante la quale senza nemmeno rendermi conto appena vedevo un essere umano in lontananza, attraversavo la strada per allontanarmi. Quasi autismo pesante. Bruttissimo. E io normalmente non sono cosi. È vero, non calcolo quasi nessuno e mi faccio sempre gli affari miei, però non mi allontanerei mai così.
Ciao Sara, benvenuta su questo blog! Grazie per avere condiviso con noi le tue sensazioni di questi strani e lunghi giorni. Ci sentiamo tutti vicini, anche se da lontano. Continua a seguirci e a mandarci i tuoi pensieri!
L'ha ripubblicato su Appunti di un Vecchio Agnosticoe ha commentato:
Bello riguardare il pensiero dei primi giorni dopo 3 settimane....:-)